lunedì 25 novembre 2013

Un po' di matematica

Un po’ di matematica

Fontanella – Ornella = fonte
+ R = fronte
+ palco = fronte del palco
+ gioco, gioco e gioco = fronte del palco giochi

Di fronte al palco giochi, tipico parco giochi cinese, si stagliava una fonte. Era una fonte particolare da cui usciva un sacco di giovinezza: difatti per essere giovani, basta giocare.

Giocare – re =
Gioca! (c’era bisogno di dirtelo??)
Gioca + tori = giocatori. Una mandria, plausibilmente imbizzarriti.
Imbizzarriti – bizze (giacché non ci piace lamentarci) = inzarriti. Bel problema, per chi segue la moda. Sempre meglio che seguire i tori, magari per poi giocarci.
O per giocarseli.
“Signorina, quanto viene un toro?”
“Sono 15,40.”
“Ce li giochiamo?”

Giochiamo – giochi = amo
“Ma chi amo?” Signorina, se ha il dubbio, ami pure il re che ci avanzava da prima. 
Amo + re = amore
+ grande = grande amore
+ grande = dono

+ grande ancora = dono di sé. E mica per qualcosa, solo perché è bello! 

venerdì 22 novembre 2013

Il nome di un sogno

C’è un mondo dove il sole
fa tante capriole
che noi chiamiamo raggi,
ma gli uomini più saggi

gli danno il nome vero
e il nome sa di cielo
e sboccia in una serra
di sogni sulla terra.

Quel nome sempre uguale,
diverso per ognuno,
diventerà reale
nel cuore di ciascuno.

mercoledì 20 novembre 2013

A cadere in cielo

C’è una foglia che conosco,
è caduta dentro un bosco,
era insieme a un altro stuolo,
ma... non ha toccato il suolo!

Con un volo assai leggero,
è cascata fino al cielo:
da lì poi passò momento
e era in tutto il firmamento,

Tra le stelle un po' brillava
(con che sforzi ci provava!). 
Sta lassù finché ne voglia,
ma che brava questa foglia! 

Non chiedete a me, io non so niente!

Ho quasi non so cosa,
ho cosa non so quasi,
ho fatto caso a cosa,
qualcosa che ho nei vasi?

Ho vasi di qualcosa,
qualcosa che ci ha invasi,
ci misi anche una rosa,
felice ne rimasi:

ciascuno è poi sbocciato,
chi prima non si sa,
ma ha certo salutato
la fragola e il lillà!



lunedì 18 novembre 2013

La mia bomba

Ho suonato la mia tromba,
ma era quella delle scale,
dentro a cui c’era una bomba!
Non funziona: meno male!

Dato che non funzionava,
l’ho portata a riparare,
ma l’orefice cantava:
“guardi, è pronta per scoppiare!”

È scoppiata la mia bomba,
(fuori dai centri abitati)
sento l'eco che rimbomba
mentre corro per i prati!

La mia bomba è un poco strana:
- non si tirano le cuoia! - 
tutta allegra e ridanciana:
è scoppiata, ma di gioia!

domenica 17 novembre 2013

Le parole a fisarmonica

Manodopera
Mano do pera
Do una mano a una pera, magari aiutandola, appena raggiunge la maturità, a cadere dal ramo senza farsi male. Al proposito, qualcuno di voi ha una piccola rete per farfalle?

Filastrocca
Fila astro bocca
Fila un astro di bocca in bocca, perché qualche volta sono stelle, altre piccoli meteoriti di frutta candita, ma in ogni caso, se si leggono a chi si ama, si diventa tutti brillanti. Un mio amico, per questa ragione, è finito su un anello che è poi stato regalato alla regina di Prussia.

Abnegazione
A B negazione
Negazione dell’albabeto

Note: ero pronto a prodigarmi nell’apologia dell’alfabeto fenicio, ma non ho potuto che constatare che, per un motivo inaspettato, ci si trova a parlare di albabeto. Dedichiamo quindi due parole all’albabeto:
l’albabeto è la voce dell’alba, ed è una voce di stupore:

Alba be to
Alba? Be’! Toh!

Ci si poteva aspettare uno stupore più ammirato, ma Lanzecchio, il burattino di porcellana che per la prima volta ha pronunciato il nome “Albabeto”, è un tipo pragmatico. Fragile come la porcellana e volendo anche un poco tagliente.
Una volta, dalla regina di Prussia, tentò di tagliarle dall’anello un pezzo di brillante, che altri non era che il mio amico, ricavando per questo una condanna.

1. Con-danna
Perché se uno si danna, si dannano per forza anche gli altri.

2. Cond Anna
Condimento Anna
Il condimento di Anna, che era, se non erro, olio di putiferio e sale fino al cielo.
Ma forse anche

3. Cond Anna
le condizioni di Anna, che probabilmente si con-danna insieme al Lanzecchio, aspettando una parola di indulgenza dalla regina di Prussia.

Per indurre la regina a riflettere sulla caducità del regno, le abbiamo ricordato ch

Prussia
Prugna Russia
E dunque la Prussia è una prugna di Russia.
Sempre meglio di una prugna che russa, o di una russa che pugna, cioè combatte alacremente, potrebbe pensare la regina di Prussia. Ma sempre una prugna rimane.

Rimane
Rima stamane
Vado in rima da stamane, questa prosa difatti è una breve interruzione a sua volta interrotta da questo inciso che ora però interrompo.

Interrompo
Interro e rompo
Quindi interro quel che rompo, che è anche più grave che rompere quel che si interra, magari per disattenzione. Signori, qui si parla di responsabilità!
Che colpa ne abbiamo, direbbe Piergianni,
se la regina di Prussia è così di malumore? Sei stato tu a dirle che governava una prugna!
“Forse intendevi una pera?” chiese Piera.
“La pera è caduta e non si è fatta male, grazie a una rete per farfalle. Sia lodata la manodopera”.
Acclamazioni di giubilo!
Non solo: ora che la pera è arrivata a terra serena, mi è rimasta una mano libera. Scriverò quindi a mano libera alla mia amica manolesta

Manolesta
Ma no le sta
“Ma non le sta venendo neanche un po’ di voglia di indulgere, di fronte a questo po’ po’ di frutta?”
Chiese la Manolesta alla regina di Prussia.
La regina, per non essere da meno, indulse non una, ma due volte:
durante la prima liberò Lanzecchio, Anna e tutti gli abitanti della piccola prugna di Prussia, da tutte le condanne presenti, passate e future.
Durante la seconda indulse di fronte alla frutta, che era stata candita per le feste da due dolci meteoriti che passavano per la galassia Alfa 1-1 (si legge: alfa uno pari).

Dato che la frutta era stata candita per le feste, le feste iniziarono quasi subito, con grande gioia di tutti i partecipanti della storia, ossia nientemeno che voi! 

venerdì 15 novembre 2013

Filastrocca complottista

Filastrocca complottista
vuole fare da apripista,
dando voce a una parola
che la gente ha reso sola,

relegando come sciocchi
quelli che hanno aperto gli occhi
e che lottano nel mondo
per non farlo andare a fondo.

Complottista è chi ritiene
che la vita umana è un bene,
ben più in alto del profitto,
perché vivere è un diritto.

Complottista è chi ha memoria
che la terra ha un’altra storia,
che le scie uccidono il cielo
non da sempre, non è vero.

Complottista è chi ha ben chiaro
che si muore per denaro,
che la nostra economia
è soltanto una bugia,

che son vivo quando dono
e che valgo perché sono
e non certo se ho comprato
quello che han pianificato.

Complottista è chi non crede
che si possa avere fede
per il cibo e la salute
in chi più terrore incute.

Complottista è chi si cura
combattendo la paura
perché chi ci tiene in scacco
ha più forza sul vigliacco.

Complottista è la parola
di chi ha cuore, di chi vola,
di chi crede nella vita
e la afferma, anche a fatica.

Siamo complottisti veri
e bisogna andarne fieri,
così che non si vergogni
chi sa credere nei sogni. 

Una storia metropolitana

Conoscevo un’aragosta
che abitava a Famagosta;
si è spostata e, in un sussurro,
è arrivata fino a Turro!

Il suo amico è un bel biscotto,
abitante di Precotto,
che fa il paio con un mago,
situato a Crescenzago.

Ma quel mago era un po’ pazzo
e, alla volta di Caiazzo,
confidò a tutti un segreto
nella piazza di Loreto:

"C’era una bella maghetta
che arrivava da Crocetta:
poiché si sentiva sola,
era andata fino a Piola.

E da lì verso Cernusco
intonando un canto etrusco,
le ho donato una mimosa
delle parti di Certosa

ed un altro fiorellino,
colto lì a Sant’Agostino,
finché a un passo da Turati,
ci siam tutti innamorati!”

giovedì 14 novembre 2013

La mia mosca

C’è una mosca che ora cito,
le ho poi detto “Cito mosca!”
La tenevo sopra un dito,
ma qualcuno se la imbosca.

L’hanno messa in una tasca,
ma la mosca è un po’ diversa,
dalla tasca presto casca
e cascando si è dispersa.

Si è dispersa la mia mosca,
forse l’ho citata troppo,
ma se ha l’aria troppo fosca,
ho per lei dello sciroppo.

E così che la mia mosca,
tutta ricostituita,
sulle note della Tosca, 
salutando è ripartita! 

venerdì 8 novembre 2013

La tigre dai denti a fragola


C’era una volta un grande animale,
che tutti quanti faceva scappare,
scappare sì, ma a ben dire, al contrario,
forte di un tratto ben straordinario!  

Quando ruggisce, fa fusa e miagola
ed è la tigre dai denti a fragola,
che le troneggiano ai lati del labbro,
belli che sembran scolpiti da un fabbro.

Coi mastodontici fragoloni,
è tra i felini di certo più buoni,
capita a volte che se li assaggi
e ne dia un poco anche a chi è nei paraggi.

Ottime fragole al gusto di pesca,
ne cogli una ed aspetti che cresca,
è un animale proprio da favola
la nostra tigre dai denti a fragola!

La macchina musicale!

Suona la banda, la banda suona, 
guido una panda che mai non stona,
era una macchina assai musicale
e l'ho avviata alla resa industriale. 

Poi ci ho pensato e mi sono detto: 
tutta sta industria, dove la metto? 
A ben pensarci così va benone, 
per ogni marcia una nuova canzone! 

mercoledì 6 novembre 2013

Lezioni di navigazione

CAPITOLO 1 - LA BARCA A RENI

Una volta Piero doveva andare al di là non del suo naso, non delle apparenze, ma della sponda del fiume. Cercò di prendere il problema di sponda, ma alla fine dovette affrontarlo in maniera diretta, perché: non aveva i remi. In compenso aveva la barca, che non è mica poco, quando vuoi andare al di là della sponda di un fiume. In mezzo alla corrente e facendo ciao ai pesci, il discorso della propulsione diventò però pressante, così che Nicoletto (che una volta era Piero, ma adesso, evidentemente, Nicoletto) decise di propellere a suon di colpi di reni.

CAPITOLO 2 - LA BARCA A RAMI

Scoraggiato dalla lentezza dei suoi reni, decise di fabbricare dei remi. Per fare un remo ci vuole l’albero, per fare l’albero ci vuole il seme e per vederlo crescere un sacco di pazienza. E Nicoletto, pensate un po’, la trovò. Era primavera quando sulla sua barca spuntò il primo germoglio, che si fece un bell’alberello con un sacco di rami e rametti. In tutto quel tempo, però, Nicoletto e la pianta erano diventati amici e di utilizzare i suoi beni rami come remi, proprio ne se ne parlava.

CAPITOLO 3 – LA BARCA A RAME

Senza saper leggere né scrivere, Nicoletto non lesse né scrisse, però costruì una speciale copertura di rame, famoso per essere un grande conduttore. Difatti condusse un sacco di calore dall’altra parte del fiume; la barca, tuttavia, rimase bella che ferma.

CAPITOLO 4 – LA BARCA A RANE

Nell’incertezza su come proseguire, Nicoletto improvvisò un invito a quelle che, secondo lui,  erano delle signore esperte di navigazione. Invece non erano signore neanche un po’, dati i versacci che facevano. Quanto alla navigazione, ognuna gli diede un consiglio diverso e Nicoletto non ne capì neanche uno.

CAPITOLO 5 – LA BARCA A ROMA

Intanto che Nicoletto non attraversava, capirete da voi che la corrente si portava a spasso la bella barca azzurra. Avvenne così di scoprire che il fiume sull’altra sponda del quale il nostro eroe voleva andare, era il Tevere. Bene, direte voi. “Bene”, disse anche Nicoletto, “visiterò il Colosseo e farò anche un salutino a Marco, che a Roma ci abita da quando era bambino, con tanto che ha 4 anni”.

CAPITOLO  – LA BARCA A REMO

Avvenne così che Nicoletto, stufo e arcistufo di non attraversare, regalò la barca a Remo, che passava proprio di lì. Remo la regalò a Romolo e Romolo la portò allo zoo per regalarla a una certa loro parente.

Nicoletto ricavò invece una barca nuova, leggera leggera, da un petalo di tulipano, costruì una vela con un altro petalo e con un soffio leggero, fu in un baleno dall’altra parte del fiume.